Social Media Manager e Pubblica Amministrazione: inizia una nuova era
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Con l’entrata in vigore della legge 69/2025, che ha convertito il decreto PA, la Pubblica Amministrazione italiana compie un passo decisivo verso la digitalizzazione strutturale, riconoscendo formalmente una figura professionale che da anni opera nell’ombra: quella del social media manager. Questo passaggio, sancito all’articolo 4-bis, comma 9-nonies del decreto legge 25/2025, rappresenta una svolta tanto simbolica quanto concreta per chi si occupa della comunicazione istituzionale sui canali digitali.

Fino a oggi, il social media manager nella PA è spesso stato percepito come una figura accessoria, non sempre stabilizzata, talvolta improvvisata o relegata a incarichi “aggiuntivi” rispetto a mansioni principali di altra natura.

Oggi, invece, si riconosce la sua centralità strategica all’interno degli enti pubblici, aprendo alla possibilità di individuare questi professionisti sia tra il personale già in servizio sia tramite nuove assunzioni, laddove autorizzate.

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Social Media Manager: una figura chiave per la comunicazione pubblica

Il contesto non è casuale: la Pubblica Amministrazione è chiamata a guidare la transizione digitale, a gestire con competenza l’adozione dell’intelligenza artificiale e a garantire un rapporto sempre più diretto, trasparente e continuo con i cittadini. In questo scenario, il social media manager non è più soltanto il “gestore dei post”, ma diventa un ponte tra istituzioni e comunità, presidia la reputazione pubblica, affronta eventuali crisi comunicative e promuove la fiducia nei confronti dell’ente.

Secondo Sabrina Lugarà, consulente per la Regione Basilicata, “il nostro ruolo sarà cruciale per sfruttare tecnologie, dati e piattaforme digitali al servizio dei cittadini. È un cambiamento non solo operativo, ma culturale”.

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Un’opportunità per i precari e i freelance

La formalizzazione di questo profilo professionale rappresenta anche un’occasione concreta per la stabilizzazione di migliaia di lavoratori, molti dei quali operano da anni nella comunicazione pubblica in forma precaria o con contratti atipici. Secondo stime dell’Associazione nazionale social media manager (Ansmm), guidata da Riccardo Pirrone, sarebbero almeno 15mila i professionisti italiani che si identificano come social media manager freelance. Ora, molti di loro potrebbero finalmente trovare un riconoscimento contrattuale e professionale più chiaro, coerente con le mansioni effettivamente svolte.

Pirrone sottolinea inoltre l’importanza di proseguire su questa strada, auspicando l’introduzione di un codice Ateco specifico che consenta di rendere più preciso anche il riconoscimento fiscale e contributivo di questa professione, oggi ancora troppo spesso incasellata in categorie generiche.

Riconoscimenti e nuove responsabilità

Se da un lato il decreto segna un’evoluzione positiva, dall’altro porta con sé anche nuove responsabilità, comprese quelle legali. I social media manager della PA si trovano a gestire contenuti ufficiali, interagire con l’utenza, rappresentare l’ente nei momenti di crisi o disinformazione. In questi casi, un errore o un’omissione può avere ripercussioni giuridiche importanti.

Per questo motivo, Ansmm ha siglato un accordo con Lokky, compagnia assicurativa specializzata in microimprese e liberi professionisti, per offrire una polizza RC professionale dedicata proprio a chi lavora nella comunicazione digitale pubblica. Come spiega Sauro Mostarda, CEO di Lokky, “anche all’interno della PA può verificarsi un caso di colpa grave, con la possibilità che l’ente si rivalga sul dipendente. Avere una copertura assicurativa oggi è fondamentale”.

Social Media Manager: una sfida culturale e professionale

Il riconoscimento normativo del ruolo di social media manager nella PA segna l’inizio di una nuova fase: non basta più “esserci” sui social, bisogna esserci bene. La qualità della comunicazione pubblica diventa un asset strategico, così come lo è la gestione della reputazione digitale e della relazione con il cittadino.

Il decreto PA non risolve tutti i problemi del settore, ma ne legittima le fondamenta, e soprattutto lancia un messaggio chiaro: i social non sono più un canale “accessorio”, ma un pilastro della comunicazione istituzionale moderna. Tocca ora agli enti pubblici valorizzare davvero queste competenze, integrandole nei processi decisionali e nelle strategie di servizio.

Per i social media manager, è il momento di alzare la voce e il livello.

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Redazione Plutone.net

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